Lucia Bosè, “la diva divina” che crede negli angeli

Lucia Bosè, sul set de “I Vicerè” di Roberto Faenza (dal libro di Federico De Roberto)

Il complimento più bello: “viva la madre que te parió”

A Turegano, vicino a Segovia, Lucia Bosè ha trasformato una fabbrica di farina nel Museo degli Angeli. Nel 1947, appena sedicenne, diventa la prima Miss Italia e le si aprono porte del cinema. Sposa il torero Luis Miguel Dominguin e nascono tre figli, Miguel, Lucia e Paola. Dopo il divorzio ritorna al cinema e lavora con i registi più famosi in oltre quaranta film. È ironica, garbatamente eccentrica, istintivamente elegante, con i suoi famosi capelli azzurri.

Che mi dici di tutte le storie d’amore che giravano su di te, quando diventasti Miss Italia?

Erano inventate. Si trattava di piccoli flirt che finivano sul nascere, ma i giornalisti ci ricamavano sopra. Poi i paparazzi creavano situazioni ambigue per vendere le foto. Da quel concorso sono nate Silvana Pampanini, Sofia Loren, Silvana Mangano, Stefania Sandrelli, Anna Falchi e Martina Colombari.

L’uomo più importante per te?

Dipende da cosa intendi per importante.

Se dicessi come amante?

In questo caso non posso fare nomi.

E come amico?

Indubbiamente Pablo Picasso.

Il pittore era innamorato di te?

Ma figurati! Voi giornalisti avete una immaginazione spaventosa. Eravamo amici; era molto amico del mio “torero”. Spesso andavamo a casa sua a Malaga, ma c’era anche Jaqueline. Picasso è stato padrino della mia figlia minore, per questo si chiama Paola.

Non ti ha dedicato nemmeno un quadro?

Nemmeno uno! Ci regalava dei bei ricordi estemporanei, fatti sul momento, per lo più erano disegni, piccoli ritratti che faceva ai bambini, litografie e ceramiche da lui decorate. Con questi oggetti sono state e continuano ad essere organizzate molte mostre in giro per il mondo.

Il tuo difetto?

Magari ne avessi solo uno! Ne ho parecchi. Per fortuna, sennò la vita sarebbe noiosa.

Quale è il complimento più bello che hai ricevuto?

È una stupenda espressione spagnola che sentii al termine di uno spettacolo di mio figlio Miguel, quando gli hanno gridato: “Viva la madre que te parió”, ossia viva la madre che ti ha partorito.

La più grande soddisfazione della tua vita?

Ce ne sono due: aver creato tre figli stupendi e aver realizzato il Museo degli Angeli.

Esistono gli angeli?

Ne sono più che sicura. Ma non con le ali e le piume come i polli.

Sei stata più attrice, sposa, madre o amante?

Più di tutto amica. Gli amici sono la mia seconda famiglia, mi dedico molto a loro e loro a me. Ne ho molti, a Roma, a Torino, in Spagna, dappertutto.

È vero che ha chiesto la tua mano un importante produttore spagnolo?

Ti dico che la libertà è un grande dono, anche se una donna spera sempre di trovare il principe azzurro, che magari può arrivare a ottant’anni.

È per questo che hai tinto i capelli di azzurro?

No, mi piace questo colore, si intona con il segno dell’Acquario.

Ti identifichi col tuo segno zodiacale?

Si, perchè l’Acquario è segno d’aria e non lo cattura nessuno, sfugge, sguscia, scappa, è sempre di passaggio, non gli piace fermarsi in un posto.

Perchè allora ti sei fermata in Spagna?

In Spagna ci risiedo, non mi ci sono fermata, perchè sono sempre in giro. Comunque la Spagna è una parte importante della mia vita. L’ho vista nascere dal niente e adesso tutti gli italiani vogliono venirci a vivere. Inoltre nei miei figli scorre sangue spagnolo e siamo imparentati con molti toreri, fra i quali il famoso capostipite Antonio Ordoñez, grande amico di Hemingway.

Ti piacciono le corride?

Le seguivo solo quando era vivo “il torero” ed avevamo perfino una “ganaderia”. Non mi sono mai piaciute, ma le rispetto perchè fanno parte della tradizione spagnola.

Che cosa ti rende felice?

La mia libertà, che ho conquistato e non mollo più.

Quale è stato il regista di cui conservi il miglior ricordo?

Di tutti ho dei bei ricordi, mi aiutavano, mi insegnavano come recitare, erano gente straordinaria, ognuno di loro mi ha dato qualcosa di buono. Anche se Antonioni mi diede uno schiaffo perchè non ricordavo la parte. Ed aveva ragione.

Che rapporti avevi con le altre “dive”?

La Lollobrigida non l’ho quasi mai vista. La Loren solo qualche volta, ed è anche venuta a trovarmi in Spagna. Per me è l’ultima vera diva che abbia l’Italia. Io invece non lo sono.

Allora perchè il tuo libro è intitolato “Diva divina”?

Perchè così mi chiamano gli amici; è un titolo ironico, in realtà non mi considero nè diva nè divina.

Ultimamente sei tornata al cinema con il regista Roberto Faenza, per il film “I Vicerè”.

È stata una bellissima esperienza, ma mi sono resa conto che non ho più l’età per certe cose. Il cinema è impegnativo ed a volte estenuante. Devi alzarti in ore impossibili per raggiungere il set, poi le sedute al trucco, il ripetere le scene. Molti pensano che la vita degli attori sia divertente, senza sapere quanta fatica richieda il loro lavoro.

È un commiato definitivo?

Chi lo può dire? Per ora mi fermo per dedicarmi ai miei angeli.

Lucia Bosè, nel film “La signora senza camelie” di Michelangelo Antonioni

Giulio Rosi