“Tanto di cappello”

Intervista di Paola Pacifici

Cinema: Roma – La Dolce Vita, fotografo Gilberto Maltinti, 2005

ROMA – Silva Bruschini: l’artista dei cappelli. Nelle sue famose creazioni c’è un “mondo … il mondo”

Silva, perché stilista di “cappelli”?

Perché sin da giovanissima li creavo per me e per andare, invitata, alle inaugurazioni di eventi, sfilate, feste, parties, discoteche.

I tuoi “cappelli capolavori” sono stati fatti per il cinema, per le sfilate di moda, la televisione e anche sono presenti in musei come il Museo automobilistico di Malaga?

Sì, i miei cappelli monumentali sono stati creati per  il cinema, i vip, i defileé di prét à porter (Miss Sixsty, Killah, Energie, Fendissime ) e di alta moda di famosi stilisti ( Fendi, Gattinoni, Lancetti, Sarli, Furstemberg, Alviero Martini, Giovanni Torlonia, Grimaldi & Giardina), la televisione italiana (“Quelli della notte” con Renzo Arbore,  Miss Italia, “Ballando con le stelle”, “Costume e società” ….) , Vogue Fashion Roma e “Waw Women in Art Week”. I miei cappelli sono anche presenti al Museo di Malaga e, nel tempo, sono stati esposti in importanti mostre itineranti in musei e palazzi storici.

Quanto della tua cultura e della tua vita è presente quando disegni un cappello?

Nei cappelli della mia  collezione privata l’ispirazione viene sempre da me stessa, che in modo originale, eccentrico, stravagante, esprimo l’amore per la monumentalità della cultura classica, derivante dalle mie origini e dalla mia città  Roma  Caput mundi… ma anche Roma imperiale, Roma barocca, Roma d’oggi…. Riaffiorano le idee e le esperienze della mia formazione artistica, al Liceo artistico di Roma, all’Accademia di Belle Arti di Roma con maestri come Guttuso, in una Roma degli anni ’60 della dolce vita, in pieno fermento culturale ed artistico, che mi entusiasmava e suscitava in me un’inventiva prorompente e coinvolgente,  tanto da interessare ad avere ed indossare le mie creazioni ed anche a vederle sfilare in defilé  miei e di altri famosi stilisti. Inoltre, come costumista ho lavorato per spettacoli di prosa e di lirica in famosi teatri  (Bonn Opera-Washington Opera, Teatro Arriaga Bilbao, PalaFenice Venezia, Teatro verdi Trieste, Opera Nizza, Teatro Argentina Roma, Auditorium Ara Pacis Roma, Auditorium Padova). Da sempre perdura la mia creativita’ nel riciclaggio, la mia ironia nell’assemblare i souvenir per approdare alla classicità. ll mio sito  www.silvabruschini.com dimostra  come la mia fantasia ed il mio estro abbiano interpetrato la storia, la cultura, l’arte.  Per i  cappelli che mi vengono invece commissionati da stilisti o registi mi documento culturalmente in base all’epoca, storia o evento da rappresentare, attingendo all’Enciclopedia della Storia e del Costume e a volte gettando lo sguardo sui quadri dei pittori che hanno amato il cappello, ad esempio H. Toulouse Lautrec o sulle creazioni di C.Chanel, di Elsa Schiaparelli e dei più amati oggi Stephen Jones e Philip Treacy e non solo. Per quanto serve alla realizzazione, utilizzo da sempre materiali che acquisto in Toscana, regione “non plus ultra” in Italia e nel mondo. A Firenze, a Palazzo Pitti, un’intera ala del Museo è dedicata al cappello, ai suoi stilisti e alla sua storia.

Un cappello, parla della storia di quel paese, di quel periodo vissuto. E dell’Italia cosa parla?

Quando devo elaborare un cappello che abbia per tema una nazione od una capitale, per la sua storia o usi e costumi mi riferisco ai suoi monumenti o a “souvenir” caratteristici. Anche per le città italiane (Napoli, Roma, Firenze, Venezia) ho sviluppato la stessa espressione creativa assemblando i loro souvenir o tipici monumenti.

Che paese europeo e nel mondo ama di più il cappello e che tipo?

Ogni paese europeo ama il cappello, ognuno ha quello che lo caratterizza: ad esempio il gaucho per la Spagna, il basco per la Francia, la bombetta per l’Inghilterra, il colbacco per i Paesi nordici. Per i Paesi orientali il turbante, il fez. Per gli Usa il cappello baseball. Il più indossato al mondo è il baseball.

Oltre ai tuoi “cappelli scenografici”, oggi la donna che tipo di cappello vuole?

Le donne amano molto i cappelli e le acconciature, li indossano e cambiano a seconda delle occasioni (fashion, glamour, pret à porter, alta moda) e delle stagioni, tipo pastorelle a larghe falde, pagliette, panama, Borsalino, cilindri…..

Come è cambiato e in che modo il rapporto fra la donna ed il cappello, quale mistero c’era e c’è oggi?

Una volta  esibiti solo dalle aristocratiche e dalle borghesi, nel tempo i cappelli e le acconciature si sono diffusi a tutte le donne: nella vita di ogni giorno e nelle  cerimonie di tutti i tipi, cocktails, incontri di rappresentanza, avvenimenti importanti regali, Ladies royal Ascot, per avere allure. Negli anni 20, e non solo, la donna indossava un cappello o un’acconciatura con veletta che le davano un’aria molto misteriosa e charmante. Ora invece Il cappello può avere dei fini utili oppure essere un accessorio di bellezza che va a completare i capi abbigliamentali nella donna e nell’uomo ed ha definitivamente perso l’aria di mistero.

Per chi disegneresti? Attrice, presentatrice, manager, giornalista, donna di famiglia, sportiva, artista o ….

Io, otre a disegnare, creo direttamente il cappello o l’acconciatura o gli accessori che ho sempre abbinati e che amo e adoro da sempre e per sempre; per chi dovrei disegnare e creare ? Per attrice, presentatrice, manager, giornalista, donna di famiglia, sportiva, artista o …? A riguardo ho avuto qualsiasi esperienza ed allora mi ispirerei, al momento a seconda della persona e del tipo di donna.

Silva, hai disegnato un “cappello per te” e perché?

Ho sempre inventato e realizzato molti cappelli  per me, perché ritengo sia uno degli accessori più belli ed attraenti da indossare e che caratterizza la personalità di chi lo mette.

Un tuo messaggio alla donna che porta il cappello e a quella che ancora non lo porta?

La donna che porta il cappello deve continuare a metterlo sempre in tutte le occasioni, perché colpisce e la rende interessante, sofisticata o divertente o austera. La donna che non lo indossa per timidezza o insicurezza o per il complesso del giudizio degli altri, deve imparare ad usarlo perché è un accessorio che la rende più disinvolta e più alla moda.