Il Generale Butticè: il Ministro Lollobrigida ed il Ministro Tajani per la Dieta Mediterranea e Nutri-score

BRUXELLES – Due importanti eventi per l’Italia

Alessandro Butticé, Generale della Guardia di Finanza in congedo, ed oggi opinionista per diverse testate da Bruxelles, dove vive dopo aver prestato servizio per quasi tre decenni presso la Commissione Europea, ci ha fatto un resoconto su  una due giorni italiana a difesa della Dieta Mediterranea e dell’agro-alimentare nazionale di IT Food del Circolo Culturale Esperia. “A Bruxelles il 20 ed il 21 marzo, col Ministro Lollobrigida, Salvatore De Meo, Rosanna Conte, Sossio Chierego e Pietro Paganini. Dove sul banco degli accusati è stato il Nutriscore, il sistema semaforico (con verde, giallo e rosso) di etichettatura dei prodotti alimentari, sulla base dell’impatto per la salute dei consumatori. Introdotto per la prima volta in Francia nel 2017, è stato raccomandato da diversi altri: Belgio, Svizzera, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Lussemburgo. Trova tuttavia una forte resistenza, per una volta politicamente trasversale, da parte italiana. Perché è un sistema che rischierebbe di penalizzare fortemente prodotti di alta qualità della Dieta Mediterranea seppure ad alto contenuto calorico, come, ad esempio, i salumi, il parmigiano e lo stesso olio d’oliva. Due importanti eventi all’insegna della protezione del Made in Italy agricolo e della Dieta Mediterranea, e contro il Nutri-Score. Il primo evento, presso la sede della Regione Veneto a Bruxelles, con il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Il secondo, presso il Parlamento Europeo, con il Presidente della Commissione Affari Costituzionale, Salvatore De Meo (PPE-FI). Quelli organizzato il 20 marzo da “ITFood” – network indipendente che connette professionisti italiani del settore agroalimentare, attivi nelle istituzioni pubbliche, nel settore privato e nella società civile in Italia, in Belgio ed in Europa –   ed il 21 marzo dal Circolo Culturale – ispirato ai valori del PPD –, sono state  due occasioni d’incontro della comunità italiana operante nel settore, attorno ad un tema di grande attualità per l’attuale governo. Quello della promozione dei prodotti agro-alimentari italiani, alla base della Dieta Mediterranea che, consentendo alla popolazione del nostro Paese una vita media superiore alla maggior parte degli altri paesi del mondo, e d’Europa, dovrebbe essere un punto di riferimento per le politiche agro-alimentari dell’Unione europea. E non, invece, come denunciato da molti operatori del comparto, che presso la sede della Regione Veneto  hanno ringraziato il Ministro e l’attuale governo per la vicinanza sinora dimostrata, ed il sostegno fornito alle loro battaglie. Butticé, dal canto suo, ha segnalato due aspetti interessanti. Da un lato quello che non tutti non tutto ciò che è prodotto in Italia possa essere necessariamente, e sempre, considerato sano e di qualità. Dall’altro, invece, ha segnalato le battaglie poste in essere da tempo dall’attuale Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, a difesa del Made in Italy. Ed abbiamo voluto intervistare a questo proposito.

Generale Butticé, perché non tutti i prodotti italiani possono essere considerati di qualità?

Perché per esperienza personale della vita professionale precedente, trascorsa nella lotta alle frodi anche in campo agro-alimentare, non posso dimenticare che sono stati diversi gli operatori, a volte anche con marchi importanti, scovati negli anni dalla Guardia di Finanza, dai Carabinieri e dall’Ufficio Europeo della Lotta alla Frode (OLAF) e denunciati all’Autorità Giudiziaria per frodi alimentari, oltre che finanziarie. Anche se bisogna tenere presente che gli altri paesi non dispongono di servizi investigativi sofisticati ed attrezzati per combattere questo tipo di frodi  come Guardia di Finanza e Carabinieri, va riconosciuto che il problema della qualità esiste anche per i prodotti del made in. Ed assieme ad una campagna di informazione non solo in Italia, ma soprattutto all’estero, sulla qualità dei nostri prodotti agro-alimentari, ne andrebbe fatta anche una, sempre e soprattutto all’estero, sui mezzi investigativi e di controllo dell’agro-alimentare di cui dispone l’Italia, e dei quali dovrebbero attrezzarsi anche gli altri paesi europei, per garantire lo stesso livello di protezione dei consumatori in tutti i Paesi dell’Unione Europea.

Ma è stato fatto già qualcosa in proposito?

Come ho spiegato ai lettori di Formiche, è un discorso, questo, che sinora ho sentito poco utilizzare dai difensori del made in Italy agro-alimentare. Senza peraltro dimenticare di segnalare che i frodatori e sofisticatori alimentari, in Italia come nel resto d’Europa, per quanto marginali rispetto al mercato, danneggiano due volte la maggior parte degli operatori, onesti e capaci creatori di un made in Italy di alta qualità. Li danneggia attraverso una concorrenza sleale, ma anche, e soprattutto, infangando il marchio dei prodotti italiani. Che il Ministro Lollobrigida, il Presidente della Commissione Affari Costituzionali dell’Europarlamento, Salvatore De Meo, e tutti gli altri intervenuti alla Conferenza di Esperia hanno dichiarato con grande forza voler difendere, ad ogni costo, sui tavoli di Bruxelles. Assieme a tutto il governo, ed in particolare al Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, il quale, da quando era Vicepresidente della Commissione Europea, responsabile per l’Industria e l’Imprenditoria, si è sempre battuto per la difesa del made in, anche agro-alimentare.

Sappiamo della sua collaborazione con Antonio Tajani quando era Vicepresidente della Commissione Europea. Ci può dire come e perché nacque, visto che lei per tanti anni è stato nei servizi Antifrode?

Nacque nel 2012, quando, dopo essere stato tra i pionieri dei servizi antifrode della Commissione Europea, dal 1990, ed aver collaborato – con grande e reciproca soddisfazione e e sintonia – con i tre direttori generali, tutti di grande valore, dell’UCLAF e poi dell’OLAF, succedutisi in vent’anni – un belga, un danese ed un tedesco – l’arrivo di un italiano, noto per la propria scarsa simpatia per la Guardia di Finanza, mi ha fatto capire, tanto rapidamente quanto brutalmente, che era ora di chiudere al più presto un’esperienza fino ad allora entusiasmante. E assieme a me lo aveva fatto capire al mio vice. Colpevole ai suoi occhi di essere stato reclutato all’Olaf da me, e di provenire lui stesso dalla Guardia di Finanza. Con l’aggravante che, come me, non aveva alcuna intenzione di abiurare al nostro essere Finanzieri con la effe maiuscola. E tanto meno la nostra imperdonabile (per lui) “colpa” di essere stati sino all’ultimo leali collaboratori della precedente dirigenza dell’OLAF. Entrambi ferventi estimatori delle Fiamme Gialle.Il compianto magistrato bavarese Franz Herman-Bruener, ed il magistrato francese Thierry Cretin. Quest’ultimo, oggi, membro del Comitato di Vigilanza dell’Olaf.

E che ruolo svolse Tajani in questo contesto?

Mi permise di uscire da una situazione professionale che per me era divenuta insopportabile. Dandomi la possibilità di unirmi al suo staff – quale responsabile della sicurezza e dell’antifrode, prima, e di capo dell’unità comunicazione poi – presso la Direzione Generale dell’Industria e delle Imprese (DGENTR, poi DGGROW) della Commissione Europea. Della quale era Vicepresidente. Meritando così la mia gratitudine, cui si è aggiunta la mia più profonda stima, avendo avuto l’occasione di vederlo lavorare sul campo. Alla gratitudine per il Presidente Tajani, desidero ricordare – perché non bisogna mai avere la memoria corta verso chi ci ha fatto del bene -l’Esperto pro tempore della Guardia di Finanza presso la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Ue dell’epoca – che non cito, solo perché so non gradire essere nominato – svolse egregiamente la sua funzione di rappresentante ufficiale del Corpo presso le Istituzioni Ue. Fu lui che mi mise in contatto diretto con l’allora Vicepresidente della Commissione Europea,  del quale nutriva già stima e fiducia. Dopo averlo informato della situazione incresciosa che si era creata all’OLAF. La stessa cosa feci io, successivamente, col mio vecchio vice, il Generale, pure lui in congedo come me, Alessio Nardi. Dopo averlo aiutato ad uscire come me dall’Olaf, verso la DG TAXUD, quando l’On. Tajani, lasciata la Commissione Europea, divenne prima Vicepresidente, e poi Presidente del Parlamento Europeo, glielo proposi quale responsabile della Sicurezza. Proposta che, in virtù della fiducia che avevo conquistato, accettò.

Cosa ricorda di quel periodo?

Tante cose. Perché gli anni trascorsi intensamente alla DG ENTR e poi GROW, alle dipendenze del Presidente Tajani e dell’attuale Direttore Generale del Servizio Giuridico della Commissione Europea, Antonio Calleja, dopo la pessima, seppure brevissima, esperienza col Direttore generale italiano dell’Olaf,  sono stati tra i più belli della mia carriera. E mi hanno permesso di fare conoscere, e quindi amare, la Guardia di Finanza – come avevo già fatto con i vertici dei servizi antifrode nei due decenni precedenti – al nostro attuale Vicepremier e Ministro degli Esteri. L’occasione iniziale fu la campagna di comunicazione della Commissione Europea contro la contraffazione dei prodotti industriali, della quale mi venne data la responsabilità. E nel corso della quale, assieme al Presidente Tajani, mettemmo sempre in prima fila le Fiamme Gialle. Quali efficace esempio di professionalità, in Europa e nel mondo, nella lotta a tale pericolosissimo fenomeno criminale. Che attenta, oltre che l’economia, anche la sicurezza e la salute di oltre mezzo miliardo di cittadini europei.

Sembra che Tajani apprezzi molto la Guardia di Finanza. Ci può dire qualcosa di più su questo suo amore per le Fiamme Gialle?

Nel 2013, lo accompagnai alla sua prima visita al Comando Generale del Corpo, del quale fui promotore. Tale visita venne in seguito ricambiata, al Parlamento Europeo, con quelle dei Comandanti Generali pro-tempore, nell’ordine, Gen. C.A. Giorgio Toschi, e Gen. C.A. Giuseppe Zafarana. Il Presidente Tajani, nel frattempo nominato Socio Benemerito della Sezione ANFI di Bruxelles-Unione Europea – che ama spesso definire pubblicamente “uno dei migliori esempi di Sistema-Italia a Bruxelles” – non ha mai perso un’occasione per presentare i vertici del Corpo alle sedute del Parlamento Europeo. Qualificando la Guardia di Finanza come uno dei migliori esempi dell’Italia e dell’Europa della legalità contro l’internazionale del crimine. Dopo essersi affidato ad un ufficiale della Guardia di Finanza per dirigere la sicurezza e l’antifrode, e poi la comunicazione, della Direzione Generale di cui era responsabile alla Commissione Europea, e poi di un altro ufficiale in congedo, al Parlamento Europeo, come responsabile della sicurezza, ha sempre voluto che la propria sicurezza personale in Italia fosse garantita dai nostri Baschi Verdi. Baschi verdi che continuano ad assicurarne la scorta nelle sue attuali funzioni di governo, a Palazzo Chigi ed alla Farnesina.

Oggi ha quindi solo finanzieri attorno a lui?

No. Perché il Presidente Tajani, nonostante il suo mai celato amore e la sua profonda stima per le Fiamme Gialle, confermati dalla nomina come proprio consigliere a Palazzo Chigi per i rapporti istituzionali e la sicurezza, con particolare riferimento ai profili economico-finanziari, dell’ex Comandante Generale Giorgio Toschi, e di Consigliere alla Farnesina del generale Alessio Nardi, non può essere accusato di partigianeria. Innanzitutto, perché è figlio di un Ufficiale dell’Esercito – ed è cresciuto, in Italia e all’estero, in caserme italiane e della Nato – e lui stesso è Ufficiale in congedo dell’Aeronautica Militare. Ma soprattutto perché il suo attaccamento alle Istituzioni, ed il profondo rispetto per i loro servitori, a cominciare da quelli in uniforme, non gli fa mai perdere un’occasione per dimostrare la profonda gratitudine, sua e del Governo, a tutte le Forze Armate e di Polizia italiane. Per l’opera, il più delle volte silenziosa, svolta diuturnamente al servizio del Paese e dei cittadini. Oltre ad avere scelto quale Capo di Gabinetto a Palazzo Chigi un Dirigente Generale della Polizia di Stato, l’ultima testimonianza, in ordine temporale, è stata data in occasione della Giornata del Ricordo. In particolare, dalle parole pronunciate alla presenza del Presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato, nel discorso fatto in rappresentanza del Presidente del Consiglio, impegnata al vertice europeo di Bruxelles. In particolare quelle rivolte alla memoria dei 350 finanzieri infoibati, assieme anche a tanti Carabinieri e Poliziotti, oltre ai tantissimi altri italiani, vittime di una tragica e vergognosa pagina della storia italiana ed europea.