Maria Garcia, responsabile “Club Forza Silvio” etsero
Intervista di Paola Pacifici
Maria in quali Paesi sono nati i “Club Forza Silvio”? In moltissimi paesi, in tutte le aree geografiche del mondo. Naturalmente abbiamo riscontrato una maggiore presenza li’ dove la nostra emigrazione è stata storicamente più presente: nei paesi latini d’Europa, nel continente americano. Ma abbiamo Club anche in Vietnam. In ogni caso, non voglio eludere la domanda ed elenco – per i vostri lettori – l’elenco completo, in ordine alfabetico, dei paesi che hanno visto nascere i Club: Albania, Arabia Saudita, Argentina, Austria, Belgio, Bosnia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina popolare, Corea del nord e Corea del sud, Costarica, Croazia, Egitto, Emirati arabi uniti, Francia, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Hong kong, Irlanda, Macedonia, Malesia, Malta, Messico, Nigeria, Olanda, Panama, Paraguay, Portogallo, Principato di Monaco, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Singapore, Spagna, Sud Africa, Svizzera, Tailandia, Tunisia, Usa, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Venezuela e Vietnam.
Cosa spinge un italiano che lavora e vive fuori dell’Italia ha fondare un Club? La voglia di far parte di una rete solidale in cui siano condivisi sia gli elementi culturali che gli afflati ideali. Chi decide di mettersi in contatto con noi ha voglia di confrontarsi con persone con cui ha molto in comune. La sensazione è la stessa che provavano i nostri antenati quando, emigrando, trovavano nelle associazioni di migranti, amicizia e aiuto.
I nostri italiani sono i “veri rappresentanti dell’Italia” , con il nostro lavoro, con la nostra educazione, cultura portiamo alto il nome e la storia del nostro Paese. Questi sentimenti sono la nostra forza? Gli italiani che hanno fatto la dolorosa scelta di abbandonare le loro cose e i loro affetti per studiare e lavorare all’estero, hanno – senza alcun dubbio – forti personalità, solidi ideali e grande voglia di “fare”. Sono italiani che non hanno ceduto. Che hanno sofferto. E che, ogni giorno, danno un grande esempio di compostezza e passione. Che rappresentano all’estero il meglio dell’Italia: la competenza e la volontà. E che contribuiscono ancora oggi, con le loro “rimesse” alla ricchezza di un Paese che spesso non li tiene nella giusta considerazione. Che spesso li dimentica. La nostra forza sta proprio nella capacità di mantenere stretto il legame con il nostro mondo. Dare visibilità a questo spaccato della società italiana, come sta accadendo con la nascita dei Club, serve all’Italia e serve agli italiani all’estero…
In tutti i Paesi sono molto forti i sentimenti di appartenenza, forse l’italiano è quello che in minor misura lo sente. Pensi che la fondazione di questi club sia di di stimolo per aumentare questo sentimento? Gli italiani appartengono all’Italia. Per sempre. In maniera indissolubile e più forte, rispetto a qualsiasi altro migrante nella storia. C’è stata e c’è, una forte delusione rispetto alla politica e al sistema istituzionale del nostro Paese. Ma è un problema diverso. E proprio la nascita – spontanea – dei Club all’estero, dimostra che è in atto una vera e propria inversione di tendenza. Sono stati i nostri migranti a scrivere al partito, ponendo – con forza – il problema dei residenti all’estero. E adesso siamo alle prese con un vero e proprio problema organizzativo, per dare a ciascuno una doverosa risposta. Un riscontro tangibile.
Le vicende politiche dell’Italia si ripercuotono, molto spesso, in modo negativo sulla nostra vita quotidiana all’estero, siamo indifesi contro i giudizi del popolo ospitante .Non pensi che il nostro Governo, con i suoi politici, debba essere più presente? I Club, all’estero come in Italia, rappresentano la nervatura di un nuovo tipo di presenza politica. Che non è delegata ai partiti. Ma è esercitata, nel territorio, direttamente dalla gente, dai cittadini. I Club discutono, valutano, propongono, decidono. Fanno politica, insomma. Nella maniera più pura e disinteressata. Per spirito di volontariato, pagando perfino una quota d’iscrizione, per sostenere il loro partito. Non sono né “sezioni” finanziate dai potenti di turno, né “circoli” esclusivi. Rappresentano gli umori, gli interessi, i bisogni della gente. Che si organizza nel territorio, spontaneamente, e affida al proprio partito una serie di “input” di enorme importanza politica.
Quali sono i Paesi dove i nostri italiani hanno maggiori problemi e quali sono? Gli italiani all’estero hanno tutti in comune una lunga serie di problemi che riguardano i diritti di cittadinanza. In ogni parte del mondo abbiano deciso di vivere, sebbene mantengano la cittadinanza italiana, non godono più del diritto all’istruzione, al lavoro, alla sanità, alla previdenza. E questo accade anche a chi continua a pagare le proprie tasse in Italia. Il paese in cui si arriva, poi, ovviamente, non estende ai migranti tutti i diritti dei propri cittadini. E cosi’, che si tratti di un dirigente d’azienda con un’alta retribuzione o un disoccupato, l’italiano all’estero si trova privo di ogni rete di protezione. Di ogni riferimento politico o istituzionale. Deve smettere di protestare e di lamentarsi e ha una sola possibilità di sopravvivere: farsi forza e trovare soluzioni. Da solo.
Il programma dei Club Forza Silvio per le europee? Dimostrare, intanto, di esserci. E di essere tanti. Per poter sbloccare questa situazione di indeterminatezza, che all’interno dei confini europei è una vera contraddizione. Lo slogan del partito è semplice. Più Italia in Europa, più Europa in Italia. E’ la sintesi del manifesto, di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel 1941: il documento da cui nacquero in Italia – prima a Messina nel 1955 e poi a Roma nel 1958 – i trattati che hanno dato vita all’Europa. Quella di Spinelli e Rossi, uomini di sinistra affascinati dalle idee liberali di Luigi Einaudi, era una splendida idea politica, che è stata declinata, pero’, come una banale idea economica, in cui non sono neanche le forze della produzione a determinare le scelte, ma quelle della finanza internazionale. Da questo impasse si deve uscire. Se è vero che viviamo nell’Europa dei cittadini, attraverso i confini abbattuti dagli accordi di Schenghen devono muoversi liberamente anche i diritti dei cittadini. I cittadini europei devono essere sottoposti a un unico sistema fiscale, devono godere di un unico sistema sanitario, di un unico sistema scolastico e universitario, di un unico sistema previdenziale. Devono vivere in un grande Paese in cui i tassi bancari siano uguali per tutti. In cui la giustizia garantisce uguali diritti negli stessi tempi. Sembra troppo? No. E’ l’idea che sta scritta nel manifesto di Ventotene. Che nessuno ha mai rinnegato. Ma che nessuno ha mai realizzato con forza. Mi scuso: le cronache di questi giorni ci fanno sapere, dagli Stati Uniti, che qualche anno fa un capo di stato ci provo’: Silvio Berlusconi. Ma che fu vittima di un complotto ordito dalla finanza e dalla burocrazia europea.
In che Paese è maggiormente sentita la italianità? Nel mondo. Le distanze non contano.
Questo tuo incarico ti porta a contatto con gli italiani che vogliono fare politica ed attraverso questa aiutare i concittadini che vivono all’estero. Quali i programmi? Stiamo pensando, intanto, a una piattaforma internet su cui veicolare tutti gli organi d’informazione degli italiani all’estero. Su questa piattaforma saranno disponibili corsi di italiano on line. E sarà aperto un patronato “virtuale” a cui tutti potranno rivolgersi per ottenere indicazioni e consigli sulla propria condizione di migrante. Alcuni amici olandesi, ad esempio, stanno già lavorando per preparare una lista di opportunità di lavoro da mettere a disposizione di chi intende spostarsi nel nord Europa, corredandolo anche con una serie di indicazioni per trovare alloggio e occuparsi delle prime incombenze burocratiche. Anche in Gran Bretagna alcuni amici, per dare risposte ai tantissimi giovani che si spostano in cerca di lavoro, stanno lavorando in questq direzione. L’idea è quella di convogliare in un unico “contenitore” tutte queste “utility”. Stiamo lavorando in spirito di volontariato puro. Ognuno mette quello che puo’ a disposizione della comunità. E speriamo che i soci con maggiori disponibilità finanziarie, diano una mano per pagare le spese “reali”….
Siamo il Paese, l’Italia, che maggiormente “esporta” i propri problemi, inquietudini all’estero, della Spagna ad esempio,in Italia, si sa molto poco, anzi pochissimo,i loro guai e pesanti problemi, giustamente, li risolvono in casa, ma “ noi no!” Siamo sempre sulla “bocca internazionale”- Questo porta un grave danno alla nostra immagine. Perchè? I club faranno “ giustizia”? Mi auguro di si’. Anzi, ne sono sicura. Quando il lavoro di queste settimane verrà fuori, diventerà visibile, i Club Forza Silvio diventeranno un esempio per tutti. In Italia e all’estero. Del resto, chi è stato abituato dalla vita a cavarsela da solo, inevitabilmente finisce per diventare un esempio da seguire. Non so se si tratterà di “giustizia”, come dici. Certamente si tratterà di “verità”.
Gli spagnoli non parlano mai male del loro Paese, e si che da parecchi anni si trovano in gravissime crisi. Questa è la loro forza, non pensi che anche noi dovremmo amarci di più? Noi ci amiamo già abbastanza. Forse anche troppo. Noi dobbiamo aumentare il tasso di credibilità della nostra politica e delle nostre istituzioni. Dobbiamo, mettere alla porta i cialtroni e produrre un po’ di più in termini strettamente politici e amministrativi. Gli americani sono sempre estremamente critici rispetto alle loro istituzioni. Ma nessuno si permette di irriderli. Perché sono incisivi, concreti, nella ricerca delle soluzioni. Confrontarsi è il sale della vita. E la diversità di pensiero è il presupposto della cultura liberale. Si puo’ quindi portare il dibattito, il confronto, fino alle estreme conseguenze… della mediazione. Il presupposto è, pero’, che si confrontino proposte e soluzioni. Non paccottiglia ideale che serve a bloccare qualsiasi iniziativa. Nessuno puo’ ergersi a critico in poltrona, pronto a dire di no a tutto, senza mai proporre nulla. In quel caso, chissenefrega: andiamo avanti senza esitare un solo istante. Giusto per non fare il gioco del nemico…