L’AMBASCIATORE STEFANO SANNINO: ITALIA – SPAGNA, SEMPRE PIÙ UNITI

Quando sono arrivato, facendo un giro di visite, mi dicevano “tanto fra Italia e Spagna tutto va bene e non c’è niente da fare“. La politica economica europea non ha curato sufficientemente la sua crescita, come gli investimenti a livello europeo. Le nostre aziende in Spagna continuano ad affermarsi sempre di più sul territorio.

intervista di Paola Pacifici

 

Ambasciatore, Capo Missione per la Spagna ed Andorra, quali sono gli obiettivi economici e politici?

Più che obiettivi economici e politici parlerei di obiettivi generali, il discorso che stiamo facendo in Ambasciata è quello di creare una relazione ancora più forte fra Italia e Spagna. Quando sono arrivato, facendo un giro di visite, mi dicevano “tanto fra Italia e Spagna tutto va bene e non c’è niente da fare“. In realtà, la relazione è molto fluida, ma si può migliorare e creare delle nuove opportunità, con più collegamenti utilizzando di più la società civile, avere più contatti con le persone considerando anche l’importante presenza di giovani che lavorano e operano in Spagna in tutti i settori: industria, design, consulenze, professori universitari, ristoratori e molti altri. Stiamo cercando di utilizzare questa presenza come rete per creare importanti rapporti economici e politici anche in Europa. Tutta questa forza ha un nome ITmakES (Italia – Spagna – Fare). La caratteristica è che non è soltanto il Made in Italy tradizionale della bellezza, dell’eleganza e della funzionalità, ma si rivolge anche ad una produzione rispettosa dell’ambiente e che possa quindi lasciare anche una situazione migliore di quella che si è trovata.

 

La visione dei due Paesi Italia e Spagna nei confronti della politica estera, sono simili o cosa li distingue?

Italia e Spagna sono due Paesi che hanno molte similitudini anche da un punto di vista geografico, sono infatti sul Mediterraneo e quindi hanno un rapporto molto diretto con l’Africa. Due Paesi che da un punto di vista migratorio rappresentano il primo arrivo dalle coste africane. La Spagna inoltre ha una importante vocazione verso l’America Latina, l’Argentina, il Venezuela, il Brasile e tutto il continente Latino Americano. L’Italia e la Spagna hanno una visione europeistica abbastanza simile, ma noi siamo in un clima di euroscetticcismo ed in Spagna un po’ meno. Siamo comunque due Paesi che vogliono un’Europa più forte ed essere parte di un progetto comune.

 

La prospettiva di collaborazione fra i due Paesi nel settore economico a che punto è?

La collaborazione è molto forte valutando le cifre. L’Italia rappresenta il terzo paese per esportazioni da parte della Spagna e la Spagna è il quarto paese per esportazioni dall’Italia. L’Italia è il secondo paese per gli investimenti in Spagna con settori molto significativi come l’energetico e delle comunicazioni che si sta intensificando, con importanti operazioni economiche che si sono concluse in questo anno. Ciò rispecchia quello che sta succedendo in Spagna verso l’Italia e l’Italia verso la Spagna. Questo permette che nessuno dei due Paesi abbia un vantaggio sull’altro. Sto insistendo molto che l’Italia sia un paese aperto agli investimenti stranieri ed in particolare agli investimenti europei, a partecipazioni congiunte, come quello di far parte di consigli di amministrazione.

 

Secondo Lei, quanto è importante l’Europa unita per noi italiani?

Moltissimo, se lo chiede a me, io non sono solo un europeista convinto ma un europeista “militante”. Ho passato molti anni della mia vita lavorando per e con le istituzioni europee e lo dico con orgoglio. Non penso di essere una persona grigia, che la mattina si sveglia pensando di fare del male ai concittadini europei. È una istituzione che è stata costituita con delle scelte politiche che si sono attuate negli anni. Penso che l’Europa abbia bisogno di lavorare unita guardando al suo interesse generale che non è un interesse contrario a quello nazionale. Si dice che se difendi un interesse nazionale non sei un buon e convinto europeista. Le due cose, invece, vanno insieme.

 

Ci sono cose, secondo Lei Ambasciatore, che debbono essere o possono essere cambiate?

Certo che si possono e che si debbono cambiare. Questa è la dinamica politica tra i Capi di Stato e di Governo. Credo che una delle prime sia sicuramente la politica economica dell’Unione Europea, quello che è stato fatto, francamente, sta generando nei paesi grossi problemi. Da un lato ridurre le spese inutili, avere bilanci più efficienti dei paesi. In questi anni, soprattutto con la crisi, la politica economica si è focalizzata sul risanamento dei bilanci. In linea con le direttive europee, che dice di non superare il 3% del PIL ed avere un debito che tendenzialmente non deve superare il 60% del PIL secondo i parametri di Maastricht, per avere risorse sufficienti. Noi per esempio, abbiamo un debito molto alto, oltre il 130%, con un surplus costante da 15 anni il che significa che tolte le spese del servizio del debito, lo Stato spende meno di quello che introita. Inoltre deve pagare sui titoli di Stato che emette per continuare a finanziarsi. La politica economica europea non ha curato sufficientemente la sua crescita, come gli investimenti a livello europeo. Questo è un errore, che a partire da un paio d’anni, si sta correggendo con iniziative, con programmi di sostegno degli investimenti pubblici europei, però è una strada che bisogna percorrere con più convinzione.

 

Le aziende italiane in Spagna con la forte crisi come stanno?

Abbastanza bene, direi. Le nostre aziende in Spagna continuano con i loro investimenti e si affermano ancora di più sul territorio. Alcune stanno entrando anche in settori nuovi, come il sanitario. L’Italia ha una capacità ed una forza importante e quindi direi, per mia esperienza, di quest’anno, sicuramente positiva. È anche vero che la Spagna in questi ultimi anni sta crescendo in maniera significativa.

 

La migrazione italiana è cambiata? Si può ancora parlare di migrazione nel senso più stretto della parola oppure non è più migrazione ma è… ?

Io non parlerei più di migrazione ma di libera circolazione delle persone. Infatti abbiamo italiani con qualifiche professionali importanti che per un motivo o per un altro sono venute e che continuano a lavorare in Spagna.

 

Con i dati Com.It.Es. le donne che sono arrivate in Spagna sono cresciute. È un realtà molto interessante.

Si è vero. C’è un flusso importante che deriva anche dagli studenti Erasmus, l’Italia e la Spagna rappresentano la prima destinazione. Vengono qua si trovano bene, poi si sposano, lavorano. In effetti girando per questo Paese ho visto una presenza italiana molto ben integrata.

 

Ambasciatore, di recente è stato a Malaga per un incontro con la Cámara de Comercio de Málaga e con la Confederación de Empresarios de Andalucía y Málaga per appoggiare la collaborazione economica ed i programmi con questa città andalusa?

Malaga è una realtà molto interessante. Sto lavorando anche a livello decentralizzato, non solo quindi qui a Madrid ma anche con le comunità e le realtà territoriali. La Spagna è grande e diverse sono le situazioni che vanno tenute in conto. Trovare un collegamento, più intenso e più forte, con programmi che possono svilupparsi a livello generale in tutto il Paese.

 

Ambasciatore vorrei farLe alcune domande che riguardano la sua vita privata. Mi permette?

Certamente

 

Quando non è “Ambasciatore” le piace leggere, cucinare, andare a teatro, la musica…?

Si mi piace molto cucinare, con Nicoletta Negrini ho partecipato ad una trasmissione di “Canal Cucina”. Io ho cucinato un “pasticcio di tagliolini” e Nicoletta una crema “tiramisù” al caffè, con amaretti e frutti di bosco. Naturalmente stiamo parlando di gastronomia italiana. Amo molto la musica classica e vado spesso al Teatro Real di Madrid per l’opera.

 

Quale opera preferisce?

Tutte. Dipende dai tempi e dai momenti

 

Ma una per esempio, come quella imponente sia come musica sia come scenografia che è l’Aida?

Non glielo dirò mai. Una volta amo Verdi, poi Rossini, poi Mozart, poi Bizet… quindi tutta l’opera ed in generale la musica. La musica è parte della mia vita, nella mia vita c’è sempre una radio accesa, un giradischi che suona.

 

Quale personaggio della nostra storia le sarebbe piaciuto essere?

La storia è bella, interessante, impari molte cose ma non ho un’idea di un personaggio, di un epoca, sono abbastanza realista per cercare di vivere al meglio una realtà in cui vivo.

 

A che segno zodiacale appartiene?

Capricorno… segno di terra con i piedi ben saldati e molta determinazione e a volte anche ostinazione.

 

E lo sport?

Si! Mi piace lo sport e lo pratico. Corro, vado in bicicletta e frequento la palestra.

 

Ambasciatore, tornando al suo importante ruolo e per chiudere questa intervista, parliamo dell’Europa del futuro?

Quando sono partito da Bruxelles, un anno fa, ero molto preoccupato perché vedevo il rischio per la mancanza di accordo tra gli Stati membri, su alcune politiche, ma anche per le differenze su una parte della vita politica della Unione Europea. Vedevo il rischio di un pericolo per l’architettura istituzionale dell’UE. Come è accaduto nel Regno Unito, “parli male, parli male, parli male della istituzione europea e poi ti passa la fattura”. Si è pensato così che la UE fosse la causa di tutti i problemi e che una volta rimossa quel paese sarebbe diventato il migliore del mondo. Era il “gioco” di molti stati membri. Nessuno parlava più di quello che la UE aveva fatto per i cittadini. Questo periodo però sta passando secondo i processi elettorali in Austria ed in Francia. Mi sembra e sottolineo che almeno l’architettura istituzionale la stiamo mettendo al riparo, la stiamo salvando. Certamente occorre fare molto di più sull’economia, sul grande problema della migrazione e sull’importante e necessaria lotta al terrorismo. La speranza è che effettivamente il doppio shock generato da un lato dalla Brexit e da un lato dalle elezioni negli Stati Uniti, con un presidente molto unilitarista nel suo approccio, generino una capacità della UE di agire e di operare in maniera più unita rispetto a quanto si è fatto nel passato. E’ necessario quindi rielaborare delle effettive, realistiche risposte. Quindi devono essere più efficaci per tutti i cittadini europei. Spero in questa Europa.
Ambasciatore grazie per avermi concesso questa sua intervista.

Abbiamo parlato della Spagna, d’Europa e di me… e adesso volevo parlare di un argomento a cui sono molto legato e che stiamo operando e valorando come Ambasciata. E’ la lotta alla “omofobia”, “transfobia” e alla “bifobia”.

 

In Spagna c’è?

Forse meno che in altri paesi, ma c’è. Infatti dal momento in cui si sente il bisogno di creare una casa rifugio per giovani ragazzi e ragazze che a 18 anni vengono messi fuori di casa dai propri genitori per il loro orientamento sessuale, significa che c’è ancora omofobia ed anche il mobbing nelle scuole. Un condizionamento sui giovani, con diverso orientamento sessuale, c’è ancora “omofobia”. Se la società non è pronta ad accettare le persone transessuali sul lavoro e nella vita di tutti i giorni significa che c’è ancora “transfobia”. E’ un impegno di tutti perché le persone hanno pari dignità e debbono avere lo stesso rispetto. Stiamo cercando, come Ambasciata, di sostenere programmi per la lotta alla “omofobia”, “transfobia” e “bifobia”. Ho trovato una grande collaborazione con altre istituzioni italiane come la Camera di Commercio Italiana di Madrid con la quale stiamo cercando di sviluppare un progetto per favorire l’inserimento di persone omosessuali nell’ambito del lavoro.

 

Lei non pensa che sarebbe molto importante fare anche un discorso culturale soprattutto per i genitori che sono i primi a condannarli?

Si, certo, credo che sia molto importante, così come a livello sociale, bisogna parlare, rompere la barriera del silenzio e dell’indifferenza. È necessario far capire che la diversità sessuale non è una patologia, una situazione di cui ci si debba vergognare ma fa parte della vita di ciascuno di noi. “Questo non è un problema, è una cosa che appartiene alla sfera privata” ecco! “queste sono le frasi che certamente non aiutano”. Ci sono persone, una buona parte della popolazione, che hanno importanti problemi e grandi difficoltà. Io ho avuto la fortuna di non dover vivere situazioni difficili, discriminazioni sul lavoro e nella vita sociale, ma questo non è così per tutti. Credo che socialmente, non solo la famiglia ma anche la società, nel suo complesso, debba vedere tutto questo non come una situazione eccezionale.

Ambasciatore il Giornale Italiano de España appoggia tutte le Associazioni e le loro iniziative rivolte a sostenere questa “lotta”.