La grande presenza italiana

LONDRA – I dati del Consolato
La circoscrizione consolare che fa capo al Consolato Generale di Londra, che include Inghilterra e Galles (ma anche Gibilterra, l’isola di Man e le isole del Canale della Manica) conta 408.629 iscritti AIRE nel 2020. I connazionali ufficialmente residenti nel Regno Unito – Scozia e Irlanda del Nord per i quali è competente il Consolato Generale di Edimburgo – sono dunque circa 430.000. Volendosi limitare a Inghilterra e Galles – che raccolgono più del 95% degli italiani residenti nel Regno Unito – la circoscrizione consolare di Londra rappresenta circa l’8% della popolazione italiana residente all’estero (5.306.548 al 31.12.2019), rendendola la più numerosa della rete consolare italiana e paragonabile ad una città delle dimensioni di Bologna (ISTAT, 2019) e di dimensioni maggiori della regione Molise (ISTAT, 2019). Questi i numeri alla base del Dossier “La presenza italiana in Inghilterra e Galles” redatto dal Consolato generale a Londra per rimarcare “la rilevanza della comunità italiana in Inghilterra e Galles”. Diciassette pagine di dati statistici – elaborati da Domenico Pellegrino e Luca Lo Scavo – e analisi sulle dinamiche demografiche – a cura dei Consoli Francesco De Angelis e Diego Solinas  online. Ad introdurre la pubblicazione, il Console generale Marco Villani, che nella presentazione scrive: “il Regno Unito è un osservatorio privilegiato per un’analisi demografica della comunità italiana che vi risiede”, da un lato perché “è un Paese di tradizionale emigrazione italiana” dove però “negli ultimi anni la crescita numerica della comunità italiana è stata impetuosa”. “Gli iscritti all’AIRE in Inghilterra e Galles sono più che raddoppiati nel giro di 8 anni, passando da poco meno di 200 mila a più di 415 mila. È come se una città italiana delle dimensioni di Trieste raddoppiasse la sua popolazione in meno di un decennio”, scrive Villani. “Una simile tendenza demografica non si vedeva nel nostro Paese dal secondo dopo guerra, quando il miracolo economico spinse una grossa parte della popolazione contadina verso le città affamate di lavoratori. Questo, nonostante negli ultimi anni siano intervenuti eventi epocali, come la crisi economica del 2007, la Brexit e l’attuale pandemia globale. Per tutte queste ragioni, questa pubblicazione intende gettare luce sulla comunità italiana residente in Inghilterra e Galles. O meglio, sulle diverse comunità italiane che vi convivono”. Una comunità “complessa”, composta da un 10% di nostri connazionali ultra 65enni, e da un circa 20% di under18: “oltre agli studenti, – scrive il Console generale – sono rappresentate tutte le categorie professionali: impiegati, operatori sanitari, accademici, addetti alla ristorazione e all’ospitalità, artisti, scrittori, insegnanti, operai, imprenditori, funzionari, dirigenti, agricoltori, giornalisti e religiosi (l’elenco potrebbe continuare…). Circa metà dei nostri cittadini sono nati in Italia, un quarto nel Regno Unito e il rimanente quarto nel resto del mondo. Un affascinante caleidoscopio culturale dove si incontrano nuova cittadinanza e cittadini italiani divenuti tali per discendenza. In un contesto, in cui chi è arrivato nell’ultimo decennio (più della metà dei nostri cittadini) si aggiunge a chi chiama “casa” questa isola da decenni. Per questo – sottolinea – dobbiamo parlare di “comunità” al plurale. Pur convivendo accanto le une alle altre, le nostre comunità si sfiorano, senza praticamente toccarsi. Senza neanche accorgersi, o quasi, della presenza delle altre. Si tratta di comunità diverse per età anagrafica, provenienza regionale (fa sorridere, in una delle città più cosmopolite del mondo, la sopravvivenza di alcune linee identitarie di matrice regionale), nazione di nascita, professione, città di residenza, etc… Investigare questo microcosmo italiano in terra britannica ci permette di capire qualcosa di più sul nostro Paese. Le nostre comunità nel Regno Unito sono lo specchio dell’Italia, ma uno specchio particolare, che ci permette di guardare non solo l’immagine riflessa del presente, ma anche quella del passato. E, forse, ci permette di ipotizzare quella del futuro”. La pubblicazione, conclude, “è il frutto dell’analisi dei dati disponibili nell’anagrafe consolare del Consolato Generale d’Italia a Londra (aggiornata al luglio 2020) e rappresenta una fotografia che, sebbene soggetta a invecchiamento data la dinamicità della nostra presenza nel Regno Unito, costituisce una bussola e un punto di partenza per qualsiasi eventuale studio futuro”.