In Corea

GWANGJU – Alla 15° Biennale l’Italia

È stato inaugurato l’Italian Pavilion alla Biennale di Gwangju, in Corea del Sud, in programma fino all’1 dicembre presso il Dong-gok Museum of Art. L’Italia è presente per la seconda volta alla biennale grazie all’organizzazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Seoul, insieme a Biennale di Gwangju, Bomun Welfare Foundation e Dong-gok Art Museum, con il supporto della galleria Mazzoleni di Londra e Torino, la partnership istituzionale con il Seoul Institute of the Arts e la partnership tecnica per il suono di Bang&Olufsen. Il Padiglione Italia alla 15ª Biennale di Gwangju, intitolato “Ministries of Loneliness”, si propone di esaminare la relazione tra l’individuo (Io) e l’ambiente sociale/collettivo (Noi), nel contesto delle moltitudini di “certezze” date per scontate e che ora stanno crollando. Mentre la mostra principale della Biennale di Gwangju, “Pansori – Un Paesaggio Sonoro del 21° Secolo”, curata da Nicolas Bourriaud, tratta questioni riguardanti il “grande esterno” – inteso come il mondo esterno nella sua vastità cosmologica – attraverso il suono, “Ministries of Loneliness” si concentra sulla relazione dell’Io con i suoi dintorni (Noi). Il crollo di entrambi è condizionato ed influenzato dal “grande esterno”. Il tema della solitudine, proposto dall’artista Rebecca Moccia in “Ministries of Loneliness”, come afferma la curatrice Soik Jung, è qui compreso come il crollo dell’Io, la cui esistenza e ubiquità deriva dall’isolamento fisico della persona e dalla relazione instabile tra Noi, Io e altri Io. Più fondamentalmente, è un effetto collaterale che appare dal disequilibrio e dalla disarmonia del “grande esterno”. “Ministries of Loneliness” continua ed esplora insistentemente questo punto attraverso la presentazione di Storie di Io, Luoghi di Io, Vita quotidiana di Io; intesi come il paesaggio della vita che Noi sperimentiamo ogni giorno attraverso la produzione culturale (musica, film, drammi). In tutte queste parti l’artista individua la solitudine di Io e Noi, con l’obiettivo di rivelare le strutture socioculturali e psicologiche che ne sono la causa. “Ministries of Loneliness” è un nuovo capitolo di “Ministry of Loneliness”, un progetto contex-specific a cui Rebecca Moccia ha iniziato a lavorare dal 2021. Partendo dall’esplorazione del Ministry of Loneliness, un vero e proprio ministero nato nel 2018 nel Regno Unito, il progetto si sviluppa come una riflessione sulle strutture politiche e sociali che danno forma allo stato emotivo della solitudine e alla sua percezione nella società contemporanea. La mostra di Gwangju presenta un corpo di lavori che raccontano il viaggio fisico e speculativo attraverso la solitudine e i suoi Ministeri – siano essi istituzioni formalizzate o meno – compiuto dall’artista tra Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone a partire dalle sue materialità: dalle parole che usiamo per descrivere questo stato emotivo, all’architettura e al suono degli spazi unipersonali in cui viviamo; dal rapporto tra i corpi e le strutture sociali che danno forma alla solitudine alle relazioni con il sistema economico-produttivo in cui questa emozione si è storicamente sviluppata. Per la prima volta al Padiglione Italia alla 15a Biennale di Gwangju, il progetto viene presentato in una mostra internazionale in una forma ampliata e arricchita da un’esplorazione e ricerca site-specific della solitudine come intesa dai coreani, tramite una serie di residenze curate dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con il Seoul Institute of the Arts, partner istituzionale del padiglione Italia per il secondo anno consecutivo. In particolare, l’artista ha realizzato una serie di workshop coinvolgendo gli studenti del Seoul Institute of the Arts in un processo di ricerca partecipata. Gli studenti hanno contribuito non solo come soggetti di dialogo, ma anche come co-ricercatori per trovare e documentare luoghi, storie, situazioni e media che rivelano le radici e lo sviluppo della solitudine in Corea. Volendo superare una presentazione stereotipata, la linea curatoriale della mostra, condivisa dall’artista e dalla curatrice, propone un’installazione spaziale totalizzante, transmediale e immersiva in cui lo spettatore può avere un’esperienza complessa della solitudine. Le opere diventano così un paesaggio da esplorare, attivando una ricezione multisensoriale tramite vista, udito, e tatto. La mostra presso il Dong-gok Museum of Art, si divide in due macro-sezioni: una sezione d’archivio che presenta documenti, immagini testi relativi alla ricerca dell’artista sulla solitudine; e un’installazione ambientale realizzata per l’occasione con opere multimediali, incluse installazioni audio-video multi-channel, fotografie e ceramiche, prodotte ad-hoc per il Padiglione Italia, con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura a Seoul e della galleria Mazzoleni.