La Hermandad Nacional Monárquica de España
Quando nacque la Hermandad Nacional Monárquica de España e perché?
La Hermandad nacque nel 1962 sotto la “advocación” de la Virgen de la Piedad con il nome di Hermandad Nacional Monárquica del Maestrazgo, con il fine di “forzar” il Generale Francisco Franco a restaurare la Monarchia. Il fondatore di questa Hermandad, Don Ramón Forcadell y Prats, residente a Tarragona, era un nipote del General Carlista, Don Ramón Cabrera Grino, chiamato “el Tigre del Maestrazgo”, da lì il nome della Hermandad. Don Ramòn Forcadell credette che in quel particolare momento sarebbe stato più facile restaurare la monarchia nel ramo “Carlista” che in quella di Don Juan de Borbòn Conde de Barcelona, data la avversione che sentiva verso Franco. Così Don Ramòn Forcadell, che era un monarchico “convencido” però Carlista, come lo fu tutta la sua famiglia, pensò di fondare un’istituzione, Hermandad Nacional Monárquica de España, con l’intenzione di promuovere e difendere i valori istituzionali dell’ideologia monarchica. Però “el destino jugò su carta” e come tutti sappiamo il Caudillo, se “saltò” il Conte di Barcellona e pensò a suo figlio “Juanito” perché fosse il suo successore a titolo di Re. Così la Spagna tornò ad essere una Monarchia alla morte di Franco, non perché fosse stata restaurata, ma perché la restaurò nella persona di Juan Carlos I, come suo successore al quale fece giurare le “Leyes del Movimiento”. Dopo la morte di Franco, il fondatore della Hermandad, Don Ramón Forcadell, riconobbe la Monarquía Parlamentaria come la miglior forma di governo e l’unica via per la Spagna, svincolando alla Hermandad Nacional Monárquica del Maestrazgo, dal colore Carlista col quale era nato, così come fece lui, dichiarando la sua lealtà alla Monarquía Parlamentaria, a Don Juan Carlos I, Rey Constitucional, che la rappresentava. Così stando le cose non aveva senso che la Hermandad continuasse a chiamarsi “del Maestrazgo” e, dopo la morte del secondo Presidente e figlio del fondatore, Don Ramón Carlos Forcadell y Guach nel 2012 e del Secretario General, Don Antonio Ramón Camps, fu nominato Presidente della Junta Nacional Rettora nel 2012 e nello stesso anno, l’1 dicembre, nella Asamblea Nacional, celebrata in Madrid, si cambiò il nome poiché el Maestrazgo è una “comarca española”, associata ad un “predicado nobiliario” che non rappresenta il carattere nazionale che la Hermandad vuole per tutta la Spagna. Il nome doveva essere “Hermandad Nacional Monárquica de España” che fu approvato all’unanimità. Poi stiamo lavorando con il Partido Social Regionalista-Uniòn Institucional, il braccio politico della Hermandad Nacional Monárquica de España iscritto nel Ministerio del Interior il 5 di ottobre del 1976 con il numero 5 del registro e con le disposizioni della ley orgànica 6/2002 del 27 di giugno dei “partidos politicos”. È importante chiarire che questo Partito prima si chiamava Unión Monárquica y Social. Il Partido Social Regionalista-Uniòn Institucional (PSR-UI) non ha partecipato alle elezioni salvo che nelle prime autonomiche e municipali della Cataluña, Valencia e alcune altre, per ragioni di opportunità congiunturale, anche se in alcune occasioni appoggiò ad esempio Ruiz Mateos durante la sua campagna elettorale.
Quanti siete e chi può entrare nella Hermandad?
Per appartenere alla Hermandad Nacional Monárquica de España, bisogna condividere l’ideologia monarchica e la difesa dei valori costituzionali del 1978, cioè la Monarquía Constitucional ed il monarca che la rappresenta. In quanto alla quota, voglio dire che dalla sua fondazione, nel 1962, non si sono pagate né quote né diritti di entrata. Recentemente nella Asamblea del 1 dicembre 2012 a Madrid, io proposi un piccolo cambio in questo senso, e fu accettato all’unanimità, che si pagasse solamente l’importo della stampa del diploma e carnet, cioè 25 euro. Credo che l’ideologia non ha prezzo e che quelli che entrano lo fanno per amore della Spagna, della Monarquía Constitucional e del Re. Tutto è altruismo nei membri della Hermandad Nacional Monárquica de España. Non facciamo affari e non abbiamo la necessità di avere un conto in banca. L’unico nostro interesse è la difesa della Monarchia e del Re. Rispetto ai soci, ti posso dire che l’ultima volta che si sono attualizzate le liste fu nel 1973 e c’erano 30mila soci, per la verità a partire da questa epoca, forse per la fiducia che generò il buon andamento che aveva la Institucion Monárquica così come il Re e la sua famiglia, la Hermandad rimase “un tanto adormecida”, può darsi che influì anche la morte del Presidente-Fondador nel 2004, perché si smise di editare le riviste “Maestrazgo” e “Comarca de Motsia” e che nessuno potè sostituirle con dedicazione, con capacità e con finanziamenti. I tempi sono cambiati molto e molto rapidamente, incluso anche prima di questa famosa “crisis” che ha demotivato la nostra generazione per riprendere o continuare questo tipo di imprese. Senza dubbio in questi due ultimi anni, si sta notando un “resurgir muy importante en la Hermandad”, perché c’è un flusso continuato di nuovi ingressi che stanno sostituendo le uscite che durante gli anni di minor attività si sono prodotte. A questo contribuisce il rinnovamento dell’organigramma in tutti i suoi livelli: “Presidentes-Delegados Regionales, Provinciales y Locales”. Questi ultimi a mio giudizio sono i più importanti perché stanno più vicini al “pueblo llano” e, fanno un lavoro di pedagogia, cioè informare la gioventù su quello che è in realtà “La Institución Monárquica y en que consiste la labor del Rey”. La Hermandad Nacional Monárquica de España, abbiamo detto, è una “Institución socio cultural” che promuove e difende i valori della Monarquía Parlamentaria e giocò un ruolo molto importante nella “restauración del la Monarquía en España”, però è anche una “entidad Premial” con riconoscimento di una corporazione pseudo nobiliaria, i suoi membri, entrano secondo i loro curriculum vitae e con la categoria di oficial, caballero-dama, comendador-comendadora y gran cruz, che si riserva per le personalità di grande rilevanza sociale. Ugualmente “el collar” è riservato per le persone relazionate familiarmente con la Casa Real. Indipendentemente ogni membro riceve il suo diploma nel quale si specifica la sua categoria ed il carnet che ne corrisponde.
È molto forte il sentimento monarchico in Spagna, e perché?
Una cosa indiscutibile è che in Spagna da sempre si è avuto un grande sentimento per tre istituzioni: “la Iglesia, la Monarquía y Ejército”. Con la Democrazia non è esattamente uguale, però possiamo dire che per la Monarchia il popolo spagnolo sente un gran rispetto ed è cosciente del grande ruolo che la Monarchia ha avuto nella transazione spagnola verso la Democrazia. Nell’attualità con tutti gli ostacoli e le critiche alla Monarchia i sondaggi lo evidenziano. In gennaio del 2013 un 53% degli interpellati preferirono la Monarquía Parlamentaria come forma di governo di fronte ad un 37% che optarono per la Republica. Certamente non possiamo dimenticare che nel 1996 la percentuale era di un 66% di fronte ad un 13%, cioè 53 punti a favore della Monarquía contro i 16 della Republica. Significa questo che il sentimento monarchico degli spagnoli ora è caduto? A mio giudizio no in assoluto, ma ha inciso il forte impatto negativo sulla Corona il caso Undargarín, per la sua rapida diffusione e ripercussione mediatica. Il 95% degli spagnoli pensano che il caso Undargarín ha colpito gravemente l’immagine pubblica della Corona. Durante più di 30 anni, l’istituzione monarchica è stata in testa alla classifica del CIS, assieme all’esercito e alle Fuerzas y Cuerpos de Seguridad de Estado, come le istituzioni più considerate dagli spagnoli. Oggi, come dicevo, l’apprezzamento è diminuito, però è sempre superiore a quello che gli spagnoli hanno verso la classe politica in generale, però nessuno “se plantea acabar con los partidos políticos”. Da tener presente che dal 1978 la Spagna è stata una Monarquía Parlamentaria senza monarchici, però si con molti “juancarlistas” ed è stato il modo con cui il Re ha esercitato le sue funzioni e che ha dato legittimità sociale alla Monarchia e non al contrario. Il nostro sistema costituzionale e di libertà è unità alla Monarchia come in molti dei paesi più prosperosi del mondo, Svezia, Inghilterra e Giappone. In tutto questo tempo, l’istituzione monarchica ha dimostrato l’efficacia della sua attività unita al carisma personale di Don Juan Carlos I, purtroppo “enturbiada” per il disgraziato caso Undargarín, che ha fatto un danno gravissimo al prestigio sociale della monarchia.
Cos’è la Monarquía? È anche un modo di intendere la vita con valori molto forti?
Si chiama Monarquía il sistema di governo che risiede in una sola persona da lì la parola “Monarca”. Senza dubbio sappiamo che questa forma di governo tanto antica si è evoluta molto e dal passare ad ostentare il potere supremo, come la Monarchia assoluta delle Monarchie Europee, in Costituzionali o Parlamentarie. Il Re è il Capo dello Stato nel suo paese, firma tutte le leggi, rappresenta la sua Nazione all’estero ed è un simbolo per i suoi cittadini. Ha un potere limitato per la costituzione dovendo attuare secondo il Governo o il Parlamento. Così dobbiamo dire che le funzioni dei Re sono soprattutto simboliche, anche se può intervenire in diversi conflitti politici per intentare di arbitrare fra di loro e dare stabilità al Paese. La figura costituzionale del Re in Spagna, non è una carica pubblica rappresentativa né una funzione pubblica secondo l’articolo 23 della Costituzione, è una figura simbolica della nazione spagnola, un simbolo, arbitro e moderatore. La Monarchia Costituzionale è la sintesi fra la tradizione e la modernità politica. Chiaro che la Monarchia è anche una forma di intendere la vita, è una filosofia di vita, precisamente perché non è di qualsiasi popolo avere una Monarchia però lo è nell’avere una Repubblica. Una Repubblica può nascere dalla notte alla mattina, però no una Monarchia che “resulta de la decantación de los siglos”. In Democrazia c’è un cambio ciclico dei governanti perché l’alternanza è una componente basica del sistema, con la quale nessun partito può stare permanentemente al potere. Però in questo stesso sistema democratico, il Re può e deve rappresentare i valori di un paese in quella che è una Jefatura del Estado. Il politico pensa sempre alle prossime elezioni. Il Re non lo fa perché è il “Diputado de Todos”, votano quello che votano o si astengono dal farlo. Sono convinto che la Monarchia ereditaria è la miglior forma possibile di governo per essere la più democratica perché torno a ripetere: “el rey reina pero no gobierna, ya que quien gobierna el representante elegido por el pueblo en las urnas”. Dobbiamo convenire che la Monarchia Parlamentare è un sistema moderno di governo che permette l’indipendenza e rappresenta la pluralità ed il costante rinnovamento dentro la continuità.
Avete relazioni con altre Monarchie Europee?
Per ora no. Pensa che abbiamo cominciato questa nuova andatura da un anno, dopo un periodo di semi abbandono per le cause che ti ho detto. Possiamo dire, utilizzando un paragone periodistico, che stiamo nella nostra “segunda época”. Siamo in contatto con altri gruppi monarchici fuori della Spagna e pensiamo di realizzare dei progetti di lavoro in comune. Il più imminente è con il Portogallo dove prossimamente firmeremo un protocollo di collaborazione. Da quando si è formata la Hermandad, dal 1962, sempre sono esistite delle relaciones nacionales in paesi europei, anche americani pur essendo una Repubblica, e dove si riuniscono monarchici in quei paesi che si identificano con la nostra ideologia e forma di governo. Attualmente abbiamo delegaciones nacionales in Francia, Andorra, Italia, Paraguay, Cile, Olanda e Brasile. In Italia il precedente Presidente fu dal 1986 lo scomparso, Don Rodolfo de Negri, Barone di Negri, al quale succedette il Principe Don Cosimo Cammarano Zampeschi. Abbiamo rappresentanti anche nella Renania – Westfalia, Argentina con il professor dottor Bernando P. Losier de Almazàn, Stati Uniti, California e in Russia.
Quali sono i vostri eventi?
Una delle regole di base della Hermandad Nacional Monárquica de España, è stata dalla sua fondazione l’indipendenza dei suoi incarichi basati nella fiducia e nell’altruismo. Cosicché con i nostri principi fondamentali di difesa della Monarquía Parlamentaria ed il nostro Re, ogni Presidente sia Regionale, Provinciale o Locale, promuove le attività culturali o sociali che crede necessarie sempre con la Presidencia del la Junta Nacional. Possono essere colloqui, conferenze, esposizioni o altri tipi di evento sempre però relazionati con la Monarchia. Voglio congratularmi con le Presidencias Locales de Baeza y Santa Elena nella provincia di Jaén per l’attività culturale dello scorso anno a favore della Monarchia. Abbiamo creato la “Orden a la lealtad Monárquica” per quelle persone che in ambito nazionale, durante l’anno si sono maggiormente evidenziate nella di fesa della Monarchia e l’amore per il Re. Quest’anno sarà il primo e vogliamo che sia un atto di grande rilevanza sociale che premi la traiettoria monarchica delle persone.
Il Re è nato a Roma, e noi, italiani, lo sentiamo anche un po’ nostro. È per questo che quando l’ho incontrato a Madrid e gli ho riferito questo nostro sentimento si è mostrato molto contento. Re si nasce, però “un buen Rey” lo si diventa ……. Juan Carlos è così?
Roma e la Spagna hanno un’unione storica, culturale, che fanno parte delle radici ispaniche, questo ci fa sentire in Italia in famiglia. Siamo orgogliosi che il nostro Re è nato a Roma e sentiamo con orgoglio radici latine, come diceva Ramón Basterra “Trajano es un espanol del que nos apartan mil anos”. Evidentemente un Re “nace” ed è per questo che è il depositario storico dei derechos dinásticos però senza dubbio che anche si “hace” come tutti i professionisti si vanno “hacendo” con l’esperienza conseguita durante gli anni dell’esercizio della sua professione. Questo è così per il Rey Don Juan Carlos. Franco aveva deciso il 22 giugno 1969 che Juan Carlos de Borbòn fosse il successore in base alla legge di successione del 1947 per la quale “la jefatura del Estado correspondía al Caudillo de España y de la Cruzada, Generalísimo de los Ejércitos, Don Francisco Franco Bahamonde” e a lui era riservato il diritto di nominare il successore. La legge di successione affermava l’esistenza di una sola Spagna e “segnalaba como único posible Rey a una persona de estirpe regia”. Il 22 novembre si ebbe l’incoronazione nella Cortes alla presenza di Capi di Stato, di Governo che avevano negato di assistere al funerale di Franco. Già era nato un Re “había nacido un Rey, y algo mas”. Perché nel suo discorso Juan Carlos disse: “hoy comienza una nueva etapa de la historia de España… Una sociedad libre y moderna requiere la partecipación de todos en los foros de decisión, en los medios de información, en los diversos niveles educativos y en el control de la riqueza nacional. Hacer cada día mas y eficaz esa partecipación debe ser una empresa comunitaria y una tarea de Gobierno”. Con l’incoronazione nasce un Re ed un periodo di speranza per tutti quanti chiedono un processo democratico. Poco a poco dal primo momento del suo regno Don Juan Carlos crebbe come Re e si fece “hacendo”. Cominciò con “Cesar” Alias Navarro che era ancorato della nostalgia verso Franco e che proprio Juan Carlos aveva nominato Primo Ministro. Juan Carlos visitò per la prima volta gli Stati Uniti con un gran consenso generale davanti ai senatori e congressisti nel dire nel suo discorso il contrario di quello che Alias difendeva a Madrid. Juan Carlos era cosciente che in un giorno non molto lontano doveva essere legalizzato il Partito Comunista. Destituito Alias Navarro, Don Juan Carlos, offrì la Presidenza del Governo ad Adolfo Suarez che non fu molto ben ricevuto dalla maggioranza. Il suo Governo giurò il 5 luglio e in novembre il nuovo Governo presentò il progetto di riforma politica. In questo modo si andava alle prime elezioni alle Cortes per costituire un congresso di 350 deputati ed eleggere 207 senatori. Il 15 di dicembre del 1976 si celebra il referendum nel quale il 94% dei votanti dice “si al progetto di riforma politica”, sono le prime elezioni libere dal febbraio del 1936. Libere nel senso che non c’era nessun dubbio sulla verità del risultato al contrario di quello che passò coi referendum del regime franchista, non era senza dubbio un referendum democratico, perché non esistevano le libertà della Democrazia, però fu un referendum che le stabilì. Il 14 maggio del 1977 Don Juan de Borbón, rinunciò espressamente a tutti i diritti dinastici in favore di suo figlio, dandogli un appoggio di legittimità al suo regno e il 15 di giugno si conosce il risultato delle elezioni. Unión de Centro Democràtico (UCD) il Partito di Adolfo Suarez visse per maggioranza relativa e per il nuovo Governo aveva grandi obiettivi per risolvere la situazione economica ed anche la scrittura di una nuova costituzione. Questo fu un fatto molto importante per il recente regno di Don Juan Carlos I, l’approvazione nel referendum nazionale della nuova costituzione il giorno 6 dicembre che fu poi promulgata il 27. Però “con la intentona” del Golpe de Estado del 23 febbraio del 1981, Juan Carlos I si consacrò come Re della riconquistata la Democrazia che tanto era costata agli spagnoli. Juan Carlos convocando uno ad uno i comandi militari comunicando che il suo nome si stava utilizzando senza nessuna autorizzazione e che non dovevano prendere altri ordini se non quelli dello Estado Mayor. L’immagine del Re in televisione vestendo l’uniforme di Capitán General de los Ejércitos fu decisiva per la Spagna e per gli spagnoli in quel momento. Il Re dimostrò che era sufficientemente “hecho” per essere il Jefe de Estado con la massima dignità come lo ha da allora dimostrato. Il Re è il primo spagnolo obbligato a compiere con il suo dovere, e questo lo ha dimostrato ben chiaro dal momento della sua incoronazione fino ad oggi “ha complido con su deber siendo un grandisimo Rey”.
Quanto è importante per un Re rappresentare il suo Paese?
Per un Re non solo è importante rappresentare il suo Paese se no che è un grande onore e credo che la domanda bisognerebbe farla al contrario, già che lo è molto di più per questo Paese. Mi spiego. Il Re è arbitro e moderatore del funzionamento regolare delle istituzioni ed è il rappresentante dello Stato spagnolo nelle relazioni internazionali, oltre ad altre funzioni attribuitegli dalla costituzione e dalle leggi. Così è il miglior ambasciatore che può avere la Spagna, perché il Re “no tiene poderes implícitos, ni poderes de prerrogativa, ni poderes de reserva, ni reserva de poder”. La costituzione nel definire il monarca come “Rey de España”, sottolinea l’unità della Spagna simboleggiata dalla Corona perché il Re di Spagna lo è anche di Castilla, Leòn y Aragòn, di Navarra, Toledo, Granada, Valencia, de Galicia, de Mallorca y Menorca, de Sevilla, de Còrdoba, de las Islas Canarias, Conde de Hasburgo, de Flandes, de Barcelona, Señor de Vizcaya y Molina. Il Re oltre che Jefe del Estado è il simbolo “de su unidad y permanencia”, perché la Corona rappresenta la Unidad de Estado di fronte alla divisione organica dei poteri. La Corona è al di sopra delle lotte dei partiti dandogli l’indipendenza così nel suo lavoro di rappresentanza della Spagna in tutti i fori. Non lo dico come Presidente de la Junta Nacional de la Hermandad Nacional Monárquica de España, perché è così scritto nella Constitución española del 1978 nell’articolo 56 che definisce le sue funzioni di moderare, arbitrare e rappresentare internazionalmente lo Stato ed esercitare le funzioni che gli attribuiscono espressamente la Constitución y las leyes.
Il “Titulo II de la Constitución” dice che la Spagna è una Monarquía Parlamentaria, cosa significa?
La Constitución española del 1978 definisce il sistema politico del Paese come Monarquía Parlamentaria e riserva al Re la jefatura suprema de las fuerzas armadas de España, un chiaro esempio fu l’intervento di Juan Carlos I, per impedire che la maggior parte dell’esercito si unisse al Golpe de Estado in Spagna del 1981, in un momento nel quale tanto il Governo quanto il Congreso de los diputados erano sequestrati. Il Re secondo la Constitución è il Jefe de Estado inviolabile e responsabile nell’esercito e con la più alta rappresentazione della nazione nelle relazioni internazionali anche se i suoi poteri sono praticamente simbolici. Infatti, come ti ho detto “el Rey reina, pero no gobierna”, secondo l’espressione di Adolphe Thiers. Però i suoi atti ufficiali devono essere appoggiati dal Governo e senza il quale non può effettuarli, è un punto di grande importanza per la Monarchia, il suo potere “arbitral”, fra le distinte forze politiche e sociali. Questo perché il Re come Jefe de Estado di una Monarquía Parlamentaria, non è il capo del sistema politico né al centro di decisioni che invece passano al Parlamento ed al Governo, ma compie una funzione di unità dello Stato, una funzione istituzionale che non può realizzare ni el Gobierno ni le Cortes Generales. Questa funzione arbitrale e moderatrice, è quindi al di sopra del Parlamento e del Governo i quali si vedono periodicamente soggetti a processi elettorali ed è per questo che il Re ha un carattere di neutralità, dandogli il dovere di impedire attuazioni contrarie all’ordine costituzionale e di risolvere anche “di forma pasiva” le tensioni che si possono verificare nelle istituzioni. Grazie a questa funzione di “influencia” il Re passa dalle sue strette attribuzioni costituzionali, a come dice Bagehot che al Re corrisponde “animar, prevenir, ser consultado”.
La Spagna del Principe Felipe sarà una Spagna distinta da quella di suo padre? Che Re sarà?
La Spagna dovrà essere differente da quella di suo padre, come lo fu la Spagna di Alfonso XIII e di altri Monarchi, anche se la Constitución Española è una garanzia istituzionale e di convivenza che faciliterà il processo. La società sta cambiando e molto rapidamente. In quanto a come sarà Felipe VI voglio dirti che “la condición humana es impredecible”. Nella storia di tutte le monarchie del mondo si sono avuti buoni e cattivi “Soberanos”. Come tutto nella vita anche la Monarchia si è evoluta con il concetto di Soberanía Nacional e in occidente fa parte dei regimi costituzionali. Infatti, in un sistema costituzionale, come per esempio quello spagnolo, la “potestas”, che dispone un Re è molto limitata come già ti ho detto. Oggi un “mal Rey” a poche possibilità di far danno ad una nazione perché i suoi poteri sono ridotti. Invece un mal Presidente di una Repubblica sempre tende ad esbordare le sue competenze per “ese afán” di tentare di continuare il suo mandato e per questo a volte termina generando una crisi come vediamo in alcuni paesi europei. Per un monarchico sempre sarà meglio un “mal Rey” che un “buen Presidente de una República”, dovuto al carattere ereditario della Corona che assicura la successione nella continuità di un regime della stessa natura. Come si sa la “inexistencia de responsabilidad política” del Jefe de Estado è una caratteristica comune di tutti i regimi politici contemporanei che siano Monarchia o Repubblica. Nel caso di regimi monarchici la mancanza di responsabilità è assoluta, e si estende anche in ambito civile e penale. Seguendo questa tradizione, tutte le costituzioni monarchiche, tanto spagnole che europee (con una piccola eccezione della costituzione norvegese), stabiliscono la regola della “absoluta irresponsabilidad regia”, che rispecchia il vecchio aforisma britannico “the King can do not wrong” – “el Rey no puede hacer mal”, per le caratteristiche di “inviolabilidad, irresponsabilidad y refrendo de la Monarquía”. Il Re non è eletto dalle forze politiche né sociali e non risponde davanti a loro, perché la Corona “no muere jamas” e simbolizza più fortemente il corpo politico ed il suo maggior fattore di integrazione. Da qui anche che la sua “supremacía de posición” (maiestas) sia maggiore di quella di una jefatura de Estado Republicana, che si differenzia dalla Monarchia per il suo carattere temporale e del “desconocimiento de la figura del refrendo”. Per la domanda che mi hai fatto di come sarà Re, il Principe Felipe VI, ti dico che sono ottimista, la sua preparazione da quando aveva 10 anni, è stata indirizzata e “enfocada” proprio per questo momento. Ha avuto una solida formazione militare, è colonnello di tre eserciti, così come un’ottima formazione in “economía, derecho y en diplomacia” e lo dimostra anche il suo lavoro diplomatico in Iberoamèrica ormai da 20 anni.
BIOGRAFIA DE FRANCISCO RODRIGUEZ AGUADO
Nació en Granada el 14 de abril de 1951 y ejerció su profesión en el Hospital Universitario San Cecilio, y como Profesor en la Unidad de Matronas de la Escuela Universitaria de Ciencias de la Salud de Granada, (ahora Facultad de Ciencias de la Salud). Sin embargo, enamorado de la Nobiliaria ha dedicado gran parte de su vida al estudio de la Historia y de la Emblemática en todas sus facetas: Vexilología, Onomástica, Faleristica, Ceremonial, Brachigrafía, Paleografía, Grafología, por la Sociedad Española de Grafología y Pericia Caligráfica por la Bircham International University. Es además Máter/Magister en Derecho Nobiliario, Heráldica y Genealogía por la UNED; Experto Universitario en Genealogía por la UNED y Especialista Universitario en Heráldica por la UNED. Cuenta así mismo con distintos reconocimientos españoles y extranjeros. Es Doctor Honoris Causa por la Universidad del Sur, de México, con sede en España y EEUU; Miembro Correspondiente de la Sociedad de Estudios San Gregorio Magno (Italia); Miembro Numerario del Instituto Mexicano de Genealogía y Heráldica; Heraldista Ad Hoc de la Academia de Heráldica de Historia de Colombia (inscrita en la Sociedad Heráldica Española), etc., y pertenece igualmente a distintas Ordenes españolas y extranjeras, como Capítulo Noble de Fernando VI, Capítulo de Nobles Caballeros y Damas de Isabel la Católica, Orden Hispánica de Carlos V, Caballero de la Benemérita Institución de los Caballeros Hospitalarios de San Juan Bautista; Santo Sepulcro de San Juan de Dios, Orden de Yuste, etc. Además de la Historia y de la Nobiliaria, sus dos grandes aficiones son la Tauromaquia, de la que es un gran estudioso y conocedor, y el Flamenco, habiendo colaborado con más de cincuenta artículo de distinta índole en distintos medios y publicaciones especializadas, como “El Mundo de los Toros”, “Desde la Provincia”, “Ideal”, “Gaceta Colombófila” y “Granada Taurina”, revista que él mismo fundó en 2003. Tiene varios libros publicados: “Breve Historia de la Tauromaquia Granadina” (Granada, 2002, Asociación Cultural Taurina “Frascuelo”); “Títulos Nobiliarios de Granada”, (Granada, 2005, Colegio Oficial de Enfermería); “Los Rodriguez-Aguado de Granada: una historia inacabada” (Granada, 2007- Edición Familiar); “Mi Pasión por la Colombicultura” (Granada, 2007); “De Plata y Oro. Inventario de Toreros Granadinos” (Madrid, 2009- Edit. Egartorre); “Toreo por Seguiriyas. Aproximación a la Genealogía gitana de los Ortega, paradigma de una familia torera y flamenca” (Madrid, 2013, Edit. Egartorre). También tiene publicaciones científicas y ha colaborado con algunos capítulos relacionados con su profesión en distintos libros y revistas.
CONGRESO DE PRESIDENTES LOCALES, PROVINCIALES Y REGIONALES
Lettera di benvenuto, del Presidente Francisco Rodriguez Aguado, al Congresso che ha visto la presenza di 63 delegazioni dell’Hermandad.
Los actos del I Congreso de Presidentes Locales, Provinciales y Regionales de la Hermandad Nacional Monárquica de España tratan de recoger en la medida de lo posible la realidad de la Monarquía y de sus necesidades. Es el contenido que ha querido dar la Junta Nacional y la Secretaría General a esta histórica celebración, que a partir de este año quedará institucionalizada para el futuro. De ahí que la institución que me honro en presidir haya hecho el esfuerzo en un intento de conectar el hoy con sus raíces y más concretamente, con aquellos felices años 70, 80 y 90 de la Monarquía. Y a todo esto, no puede olvidarse la dimensión política de este Congreso. La sociedad española defiende su democracia y su progreso frente a las fuerzas del pasado, y en esa sociedad moderna, los monárquicos – tantos años adormecidos – hemos de sumaros igualmente a ese impulso popular por defender las conquistas democráticas y a su Institución Monárquica.Nos encontramos en la Hermandad en plena dinámica de cambio, y viene a coincidir éste con la búsqueda y defensa de lo que sabemos es identidad de un pueblo: la Monarquía, una de las más antiguas del mundo, porque estamos seguros que en España todo es posible desde la libertad. La historia nunca es lineal. Avanza, se enreda en el camino, y hasta se detiene a veces, y plantea cuestiones de forma imprevista como recientemente ha sucedido en nuestra Monarquía, en la que su valoración por el pueblo ha pasado de ser la máxima – en los años de bonanza – a la peor vista de las instituciones en estos últimos meses. Pero también hay que decir que a lo largo de la historia se ha demostrado que desmiente siempre a los profetas y a los partidarios del eterno retorno o de la eterna inmovilidad. Y en este sentido, es responsabilidad de todos los miembros de la Hermandad Nacional Monárquica de España, y muy especialmente, de las Juntas Directivas de las diferentes Delegaciones dispersas por toda la geografía de nuestra nación, difundir los valores de la Institución Monárquica como identidad de España así como defender la Monarquía Parlamentaria, a la Corona y al Rey que la representa, S.M. Don Juan Carlos I de Borbón, puesto que Don Juan Carlos es el símbolo por antonomasia de la integración nacional, dispuesto en el Art. 56.1 de la Constitución vigente: “El Rey es el Jefe del Estado, símbolo de su unidad y permanencia, arbitra y modera el funcionamiento regular de las instituciones, asume la más alta representación del Estado español en las relaciones internacionales, especialmente con las naciones de su comunidad histórica y ejerce las funciones que le atribuyen expresamente la Constitución y las Leyes”. Desde la Junta Directiva Nacional tenemos el empeño de recuperar a todos aquellos Presidentes que este año no han podido asistir al este I Congreso Nacional de Presidencias, y estamos seguros que en 2015 será una ocasión excelente para ello. Esperamos poder trasladar fielmente y poder cumplir con las expectativas propuestas tanto por la Junta Directiva Nacional y la Secretaría General como por los asistentes, a la vez que disfrutar de algunos de los atractivos que nos ofrece la ciudad de Granada. Así pues, solo me resta animarles a participar en este Congreso que marcará un antes y un después en la Hermandad Nacional Monárquica de España, ya que en este contexto, el Congreso busca conformar un espacio para la exposición de ideas, propuestas y experiencias que consolide la cooperación entre las distintas Juntas Directivas de las diferentes Delegaciones de España. Sirva pues esta presentación como carta de bienvenida a esta oportunidad de enriquecimiento para todos. Tendremos ocasión de compartir inquietudes y propuestas de mejora en el devenir de nuestra amada Hermandad Nacional Monárquica que ya va camino de cumplir los 53 años de edad. Así pues, estamos convencidos de que este Congreso tendrá todos los ingredientes para despertar su interés. Contamos para ello no solo con su asistencia, sino con su apreciada colaboración.
¡¡Bienvenidos!! Francisco Rodriguez Aguado Presidente de la Junta Nacional de la HNME.
Sua Altezza Serenissima il Principe Don Cosimo Cammarano Zampeschi, Capo di Nome e d’Arme della Serenissima Casa Cammarano Zampeschi
Ha dichiarato al nostro direttore: “Da qualche anno mi è stato concesso il privilegio di rappresentare l’Hermandad Nacional Monárquica de Espana quale Presidente della delegazione territoriale italiana, incarico sicuramente prestigioso, generosamente conferitomi dal Presidente Francisco Rodriguez Aguado con il quale sono legato da profonda e sincera amicizia, oltre che da quelle affinità culturali e accademiche che portano ad apprezzare i retaggi storici della Monarchia che ancor oggi sono rappresentati in quei paesi come la Spagna”. La delegazione italiana dell’Hermandand è una compagine associativa onoraria attualmente rappresentata da 33 soci onorari, costituita da persone che svolgono libere attività professionali e da lavoratori dipendenti da enti amministrativi che hanno il comune gusto ed interesse di incontrarsi e discutere, analizzare e confrontarsi su tematiche storico-filosofiche, ovvero fare accademia. Il nostro pensiero s’ispira alla tradizione cristiana e popolare che condivide le reminiscenze storiche della monarchia spagnola e di quelle internazionali, oltre all’orgoglio culturale di quello che fu il Regno delle Due Sicilie in Italia, perché con i Borbone, per l’ultima volta, i Meridionali d’Italia sono stati un popolo amato, rispettato, temuto e apprezzato in tutto il mondo. Chi partecipa a tale iniziativa è quindi un simpatizzante, un appassionato di storia, con speciale attenzione allo studio di discipline riguardanti la storia medievale, moderna e contemporanea, l’araldica, la vessillologia, la genealogia, l’iconografia, il diritto feudale e nobiliare, la storia degli Ordini Cavallereschi, la storia della Chiesa e delle religioni, nonché la filosofia, la diplomazia e la sociologia. In questo periodo l’attività progettuale è limitata ad un’adeguata forma di rappresentanza nell’ambito di manifestazioni culturali dove si realizza un intelligente e reciproco interscambio di informazioni e di collaborazione per favorire, il più possibile, la diffusione degli ideali comuni e della ricerca storica.
Non esiste una vera e propria sede, i saltuari incontri che riusciamo ad organizzare nell’ambito dei preziosi ritagli di tempo sono realizzati a turno tra gli associati presso i domicili di questi ultimi, ma principalmente presso
il mio domicilio in quanto la delegazione, per la sua natura accademica può essere considerata una delle anime integranti la nobile ed antica Casata principesca Cammarano Zampeschi di cui sono l’attuale rappresentante, e della quale S.E. Francisco Rodriguez Aguado ne è un nobile appartenente. Infatti, quale discendente in linearetta dal Principe Antonello I Zampeschi e quale discendente in linea collaterale da Brunoro II, ultimo Signore Sovrano e Vicario Pontificio Perpetuo di Forlimpopoli, sono legittimamente riconosciute alla mia persona le qualità, diritti e le prerogative di soggetto materiale di diritto internazionale e di Gran Maestro degli Ordini dinastico familiari ergo non nazionali ai fini della legge 3 marzo 1951, n. 178, nonché le prerogative sovrane connesse allo jus majestatis ed allo jus honorum, con facoltà di conferire, rinnovare, riconoscere stemmi gentilizi, titoli nobiliari del proprio casato con o senza predicato, trasmissibili e non, titoli onorifici e cavallereschi relativi agli ordini dinastici e familiari e non nazionali, nonché di creare nuovi ordini. Il riconoscimento legale si è avuto con sentenza di primo grado n. 2/08 R.G. pronunciata in Ragusa il 21 luglio 2008 dal Tribunale Civile Internazionale-Organo permanente della Corte Europea di Giustizia Arbitrale di Ragusa, avente gli effetti di sentenza pronunciata dall’Autorità Giudiziaria della Repubblica Italiana, divenuta irrevocabile in data 21 ottobre 2009, resa esecutiva nel territorio della Repubblica con Decreto del Presidente del Tribunale Ordinario di Ragusa in data sei novembre 2008 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana del 05.03.2010, Parte III n. 9. A tal proposito voglio ringraziare personalmente Don Francisco Rodriguez Aguado per l’opera quotidiana che svolge nel Regno Spagnolo, grazie all’Associazione Spagnola della Nobiltà Straniera (AENE) attraverso la quale promuove ogni utile attività, legalmente riconosciuta, per la tutela di coloro che possiedano “Titoli Nobiliari stranieri che non siano stati concessi da un Re della Spagna in territorio spagnolo, ma rilasciati da Sovrani di Case Regnanti o di Case Principesche titolari di legittima Fons Honorum”. L’AENE, oltre ad aiutare ad ottenere l’autorizzazione per l’uso di tali titoli in Spagna, collabora per ottenere la detta autorizzazione, svolge accertamenti atti a denunciare chi invochi falsi titoli di nobiltà. Oltre alla delegazione italiana della Hermandad, che mi onoro di rappresentare, sono il Rettore ereditario dell’Accademia Brunoro II, anche detta l’Innamorata (dinastica e familiare) e Magnus Magister del Sacro Militare Ordine della Milizia dei Cavalieri di Candia (dinastico e familiare). Sono altresì Presidente, Rettore e Socio Fondatore dell’ “Academia Sancti Francisci”, Accademia Internazionale di Lettere, Scienze e Arti, registrata ed operante in Agropoli (SA) – Italia, che trae origine dalle vicende storiche che videro il Santo d’Assisi ad Agropoli, e si propone di operare per perpetuare il messaggio di semplicità e di fratellanza di San Francesco, nel ricordo del suo passaggio ad Agropoli e dell’operato silenzioso e insostituibile svolto dai frati nei secoli di attività del Convento dal Santo edificato, nonché adempio all’incarico di Magnus Prior nella Confraternita “Ordo Hospitalium Acropolis – Militia Michaëlis Sancti Archangeli”, anche detta dei « Difensori del Tau », il cui motto è “Deus Solus Magnus Est”, che nasce a ricordo dell’antica presenza dell’“Ospitale dei Pellegrini” in Agropoli, un ospizio che accoglieva i viandanti ed i pellegrini di passaggio, costruito dai monaci basiliani di Laureana Cilento e funzionante già intorno al 1100. Detto Ospitale nasceva sulla scia dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri o Gerosolimitani e sorgeva ad Agropoli nella località denominata Sidcar, che ospitò anche San Francesco durante il suo passaggio ad Agropoli e che era situato non molto lontano dal luogo scelto dal Padre S. Francesco per costruirvi successivamente un Convento che seguisse la sua regola. Nel ringraziarLa per la garbata e sensibile attenzione che vorrà conferire a questa mia comunicazione, La prego di voler gradire con le mie massime espressioni di stima e cordialità i migliori e più distinti saluti in Cristo Luce delle Genti.
Prof. Dott. Cosimo Cammarano Zampeschi
Laureato in Pedagogia, in Scienze dell’Educazione e della Formazione e in Scienze Religiose (indirizzo pedagogico-didattico), e docente presso un istituto d’istruzione secondaria superiore.